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Quei mondi senza donne. Traduzione dal New York Times

11 aprile 2010

Quei mondi senza donne

Maureen Dowd, editorialista del New York Time

Maureen Dowd, editorialista del New York Time

Quando sono stata in Arabia Saudita, ho preso il tè e dolci con un gruppo di giovani professioniste sofisticate e colte.

Ho chiesto loro perché non fossero infastidite nel dover vivere in un paese in cui i diritti per le donne sono strangolati, uno stato che è un incrocio tra un arcaico club per soli uomini e una nazione moderna. Mi hanno detto, un po’ sulla difensiva, che il regno [dell’Arabia Saudita] si stava muovendo ad un suo proprio ritmo, anche se per gli esterni sembrava un movimento glaciale.

Come potevano queste donne di tale spirito, intelligenti e di successo sotto ogni punto di vista, tollerare tale subordinazione?

Ci stavo rimuginando quando qualcosa mi ha colpita: io stessa, come donna cattolica, facevo la stessa cosa.

Anch’io, appartenevo ad un innato club di clausura per soli uomini ricchi che disdegnano la modernità.

Anch’io, rimanevo parte di una società autocratica che reprimeva le donne ed ignorava i loro progressi in un mondo secolarizzato.

Anch’io, avevo razionalizzato uomini in abito talare a cui era consentito nel mondo religioso di aggrapparsi a rituali obsoleti e degradanti nella loro misoginia, ciechi ai benefici che potevano ottenere dando il benvenuto al cervello delle donne, ai loro talenti e cuori all’interno della loro antica confraternita.

Per circoscrivere le donne, l’Arabia Saudita ha utilizzato i codici morali e l’ortodossia agli estremi di un Islam non disegnato da Maometto, la Chiesa Cattolica ha i suoi codici morali e un’ortodossia agli estremi non delineata da Gesù. Nel Nuovo Testamento, Gesù è circondato da donne forti e non sostiene che qualsiasi donna – sia essa sua madre, o una prostituta – possa essere trattata come una cittadina di seconda classe.

Il negare le donne è al centro di ciò che di orribile – e penale – c’è nella Chiesa, l’indifferenza per il benessere dei ragazzi e delle ragazze sotto la cura dei suoi sacerdoti. Lisa Miller scrive nella storia di copertina di Newsweek circa il pericolo nel continuare a emarginare le donne da parte di una Chiesa che ha disonorato Maria prima di tutto, rimuovendola dalla storia dei suoi fondatori:

“Nella società Cattolica Romana, gli alti dirigenti vivono e lavorano, come hanno fatto per millenni, evitando non solo il matrimonio, ma l’intimità con le donne… per non parlare di qualsiasi possibilità di familiarizzare con una realtà, disordine primordiale, che è la famiglia e l’infanzia. “Non c’è da stupirsi che, essendosi allontanati dalle donne e da tutto ciò che è materno, trattano i bambini come danni collaterali, un sacrificio necessario per salvare la faccia della Madre Chiesa”.

E le colpe dei padri continuano a ripercuotersi. Venerdì scorso, la Associated Press ha riportato la notizia che accusa direttamente l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, citando una lettera scritta in latino in cui egli resisteva alle richieste di sconsacrare uno prete californiano che aveva molestato sessualmente dei bambini.

Come Prefetto di lunga data del Vaticano, l’arciconservatore Ratzinger – ora Papa Benedetto XVI – si mosse prontamente a perseguitare dissidenti. Ma con i molestatori, arrancava ed era anche misericordioso.

Come ha riportato l’AP, la diocesi di Oakland raccomandava la sconsacrazione di Padre Stephen Kiesle nel 1981. Il prete aveva ammesso la colpa e fu condannato a tre anni nel 1978 in un caso in cui era stato accusato di aver legato e molestato due ragazzi nella canonica della chiesa.

Nel 1982, la diocesi di Oakland ottenne ciò che può definirsi una risposta “piuttosto succinta” dal Vaticano. E fu solo nel 1985 che il “Rottweiler di Dio” [così era stato soprannominato Ratzinger quando era Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede] finalmente riuscì a rispondere alle preoccupazioni espresse dal Vescovo della California. Mandò [Ratzinger] una lettera raccomandando alla diocesi di dare all’allora 38enne pedofilo “la massima cura paterna possibile” e di considerare “la sua giovane età.” Ratzinger avrebbe dovuto essere più preoccupato per la giovane età delle vittime del sacerdote, ciò che le cure materne avrebbero garantito.

Come in tanti altri casi, la principale preoccupazione sembrava essere proteggere la chiesa dallo scandalo. Freddamente, oltraggiosamente, il futuro papa ha chiesto al vescovo di Oakland di considerare il “bene della Chiesa universale” prima di cedere alla richiesta del sacerdote di rinunciare al collare [ecclesiatico] – nonostante gli avvertimenti a Roma da parte del vescovo, che lo scandalo sarebbe stato probabilmente maggiore se il prete non fosse stato punito.

Mentre il Vaticano prendeva tempo – chiedendo alla diocesi di rimandare gli incartamenti, perché forse erano stato persi – Kiesle si propose volontario in qualità responsabile della gioventù in una chiesa a nord di Oakland. L’AP ha anche riferito che, anche dopo che il prete fu spretato finalmente nel 1987, ha continuato come volontario con i bambini della diocesi di Oakland; i ripetuti avvisi ai funzionari della chiesa furono ignorati.

Il Vaticano deve capire che la risposta belligerante della Chiesa, risentita e paranoica per lo scandalo globale, non sta funzionando perché anche se dice che ora vuole cooperare con la giustizia secolare e che il Papa avrà più incontri con le vittime. E ‘troppo poco, troppo tardi.

La chiesa che nel corso dei secoli ha insegnato a me e gli altri bambini cosa era bene e male, non sapeva distinguere il bene dal male quando si trattava di bambini. Crimini sono stati spazzati sotto i tappeti delle canoniche, e i molestatori sono stati protetti ed hanno potuto molestare di nuovo per il “bene della Chiesa universale.” E questo è il male, molto male – un peccato mortale.

La chiesa ha avuto scismi teologici. Questo è uno scisma emotivo. Il papa è moralmente compromesso. Fattelo dire da una sorella.

collettiva_femminista Sassari

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